Le torbiere di Danta II sentiero attrezzato
Premessa
Visita al biotopo: il termine significa in ecologia "luogo di vita" ed è generalmente un'area di limitate dimesnioni che ha conservato intatte le proprie caratteristiche naturali, grazie anche al rispetto delle popolazioni locali, e può ancora oggi mostrare comunità viventi ormai rarrissime e spesso uniche
II comune di Danta, pur limitato nella sua estensione, è caratterizzato da numerosi siti di torbiera.
Essi sono in generale considerati, dalla popolazione locale, di ostacolo all'attività agricola e selvicolturale e, dalla massa turistica, inospitali e marginali. Tali ambienti sono diventati sempre più rari, vista la continua azione di bonifica operata dall'uomo con la conseguente rarefazione di specie vegetali e animali tipiche. Per questo motivo si è voluto approntare un sentiero didattico che illustri le caratteristiche di questi particolari ambienti per lo più sconosciuti e che, attraverso la loro conoscenza, permetta un'azione di tutela e conservazione.
Caratteristiche generali
II tracciato parte dalla strada provinciale n. 6 che conduce da Danta ad Auronzo di Cadore e, attraverso la zona torbicola presso la parte bassa della Val di Ciampo, chiamata anche "Pontigo", e il bosco sottostante, si raggiunge la torbiera in zona Cercenà, congiungendosi a "Ponte Mauria" con la strada comunale che dall'abitato di Danta porta alla Madonna di Monte Piedo.
Esso costeggia entrambi i siti torbicoli suddetti, riducendo al minimo l'impatto sia in fase di esecuzione sia di fruizione. La lunghezza totale del tracciato è di 1196 m con un dislivello di 60 m.
Tempo di percorrenza
II tempo necessario per percorrere il sentiero e apprezzare le ricchezze naturali circostanti è approssimativamente di 1 ora. Partendo dall'abitato di Danta si impiegano circa due ore e mezza per compiere l'intero giro.
Il progetto
L'individuazione del tracciato è stata effettuata dall'ARPAV - Centro Valanghe di Arabba in collaborazione con il Comune di Danta di Cadore. La progettazione è stata curata dal Centro Valanghe di Arabba per una spesa complessiva di £ 86.650.000. Le passerelle predisposte nelle due torbiere si sono rese necessarie per una visita più agevole e per esigenze di conservazione dell'ambiente torbicolo.
L'esecuzione
L'esecuzione dei lavori e le operazioni di ripulitura da immondizie e ramaglia sono state curate dai Servizi Forestali Regionali di Belluno nei mesi di maggio e giugno 2001.
La realizzazione ha richiesto un mese di lavoro, con l'impiego di 27 m3 di legname.
Le passerelle costruite per attraversare i luoghi le zone torbicole raggiungono una lunghezza totale di circa 186 m, i tratti con tavoloni in legno misurano 100 m.
Durante la fase esecutiva è stata prestata particolare attenzione a ridurre l'impatto nelle torbiere. Tutto il materiale ligneo è
stato trasportato con i mezzi meccanici fino al bordo della torbiera e successivamente a mano, interessando una fascia di larghezza non superiore ai 5 metri.
Per il visitatore
Si consiglia di:
- percorrere il sentiero con calzature adeguate, come scarponi o stivali, data la difficoltà di alcuni passaggi e la presenza di zone umide;
- portare la macchina fotografica;
- non lasciare il tracciato;
- non abbandonare le passerelle nelle zone di torbiera, vista la presenza di pozze profonde;
Si prega vivamente di:
- rispettare le torbiere;
- non raccogliere fiori o frutti;
- non strappare foglie e rompere rami;
- non disturbare gli animali con schiamazzi o altri rumori;
- non gettare carte o alcunché lungo il sentiero e all'interno del biotopo;
Lascia tutto immutato, come l'hai trovato!!
II percorso
II periodo più favorevole per la visita è la primavera e l'inizio estate, quando sono osservabili le fioriture delle specie vegetali presenti nelle torbiere. Lasciata la macchina sullo spiazzo o provenendo a piedi dal paese di Danta, prima di percorrere il sentiero si può osservare la torbiera soligena a monte della strada, con il caratteristico canneto in fase di espansione.
Lungo il primo tratto è presente la vegetazione ripariale di salici lungo il Rio Cercenà, mentre nel prato si notano gli eriofori.
A questo punto si entra nel bosco di Abete bianco e rosso, sbucando poi sulla torbiera topogena. Qui si possono osservare le caratteristiche più pregevoli del biotopo, illustrate anche sul pannello informativo.
Dalla passerella sono osservabili i tappeti di sfagni: muschi a crescita illimitata, che si sviluppano solo in presenza di acidità elevata (pH < 4.5), che loro stessi contribuiscono ad aumentare. Sui loro cuscini vegetano l'Andromeda polifolia con i suoi splendidi fiori penduli rosa e il Vaccinium microcarpum, di cui si possono vedere, in primavera, i fiori rossi a quattro petali e, in autunno, le tipiche bacche rosse, particolarmente acide, non commestibili.
Più difficili da trovare sono le drosere, piante "carnivore", tipiche di luoghi torbosi, i cui colori la mimetizzano con la vegetazione circostante. Le sue foglie sono munite di peli ghiandolari, detti tentacoli, che secernono una sostanza vischiosa e un succo digerente. Se un insetto si posa sulla foglia, esso resta immobilizzato dalla sostanza vischiosa, i tentacoli si piegano su di esso e aumenta la secrezione di succo digerente, che decompone la vittima. Gli stessi peli assorbono i prodotti della decomposizione della preda e successivamente si rizzano pronti ad una nuova
caccia, mentre i resti indigeribili dell'insetto si disseccano e vengono asportati dall'aria.
Terminato il percorso sopraelevato si entra per un lungo tratto nelle formazioni di Abete bianco e Abete rosso. II primo si caratterizza per la corteccia grigiobiancastra, le foglie aghiformi con due strie bianche nella pagina inferiore, disposte in modo distico e per i coni (pigne) eretti, che si sfaldano a maturità. L'abete rosso si distingue per la corteccia rossobrunabiancastra, che si desquama a placche, per l'inserzione radiale degli aghi e per i coni pendenti che si staccano interi a maturità. Nelle zone più aperte, prative, si insediano esemplari di Pino sivestre e Ginepro, con le sue foglie acute e pungenti, verticillate a tre (tre su un livello) e con i galbuli (frutti) sferici, blu-neri, che impiegano due anni per giungere a maturità.
Camminando silenziosamente non è raro imbattersi in esemplari di capriolo.
All'interno del bosco sono stati posizionati dei covatoi prefabbricati ecologici in argilla, segatura e cemento, per favorire la nidificazione di varie specie di uccelli.
Siccome sono sempre più rare le cavità naturali, nelle quali molte specie costruiscono il loro nido, si cerca di sopperire installando queste cassette nido, che hanno tipologia e dimensione diversa a seconda delle specie:
- 10 di tipo chiuso con foro d'involo 35 mm per specie come le cince;
2 di tipo aperto per la ballerina bianca;
3 per i rapaci notturni, con foro d'involo 110 mm ad un'altezza da terra superiore ai 2m (ad esemplo la civetta capogrosso)
Occasionalmente queste cassette sono utilizzate dai picchi per il pernottamento.
- 1 cesto per rapaci diurni, come poiana o falco pecchiaiolo ad un'altezza minima di 7 m posto in questo caso su un albero.
Alcune di esse sono state installate proprio lungo il sentiero per favorire l'osservazione da parte dei visitatori.
Successivamente si sbuca nella torbiera intermedia di Cercenà, dove ci si può sedere sulle panchine ammirando la formazione di Pino Mugo su sfagni e i numerosi uccelli che frequentano questo ambiente. Di solito presente sui ghiaioni dolomitici, il
Pino Mugo vegeta anche nelle torbiere.
Alcuni studiosi stanno analizzando questo particolare fenomeno e sembra, ipotesi comunque da verificare, che si tratti di esemplari geneticamente diversi.
Ancora duecento metri sulla passerella e sui tavoloni ai margini della torbiera e si
arriva alla strada comunale, proseguendo poi per l'abitato di Danta.
Buona passeggiata!!
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