Osservazioni sulle comunità erpetologiche (Anfibi
e Rettili), ornitologiche (Uccelli) e teriologiche
(Mammiferi).
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Materiali e metodi
Il campionamento svolto sulle cenosi ad Anfibi e Rettili e sulle
cenosi a micromammiferi è stato eseguito seguendo differenti modalità.
Le osservazioni sugli Anfibi e rettili sono state svolte semplicemente
tramite osservazione diretta degli esemplari, oppure tramite il ritrovamento
di esemplari uccisi lungo le strade nei pressi dei differenti biotopi.
Per quanto riguarda gli anfibi, soprattutto durante il periodo tardo primaverile,
si è prestata particolare attenzione verso i probabili siti riproduttivi
di volta in volta individuati all'interno dei vari biotopi.
Per il campionamento dei micromammiferi invece si è ricorso
all'utilizzo delle trappole a caduta (Cone traps, PANKAKOSKI, 1979). Si
tratta di trappole costituite dal semplice interramento di coni in plastica,
sui quali, a circa metà altezza è stato praticato un foro
per permettere all'acqua piovana in eccesso di defluire verso l'esterno.
Tali trappole sono state posizionate generalmente in ambienti ecotonali,
che com'è noto, rappresentano le aree con maggior biodiversità.
Trattandosi di biotopi molto ristretti non sono invece stati usati i boli
di rapaci notturni. Questi ultimi danno molte informazioni di tipo distributivo
su parecchie specie di micromammiferi, ma non esiste comunque la certezza
del luogo di predazione. Tale sistema quindi ben si adatta ad aree di una
certa estensione per avere una parziale idea delle varie componenti faunistiche,
ma non è sicuramente utilizzabile per siti puntiformi (DUBLO, 1993-94).
In ogni caso, la notevole mole di dati emersi nel corso delle
ricerche del 2000 è stata completata tenendo pure conto di dati
pregressi, sia originali sia bibliografici.
Va comunque tenuto presente che le conoscenze teriologiche della
provincia di Belluno sono ancora molto superficiali e frammentarie. I dati
che vengono forniti nel presente lavoro rappresentano quindi un notevole
contributo alle conoscenze faunistiche dell'area in questione.
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BIOTOPO N. 10. TORBIERE DI DANTA |
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Anche in questo biotopo le cenosi erpetologiche risultano povere di specie,
ma decisamente molto ricche dal punto di vista quantitativo. La locale comunità
di anfibi é infatti costituita da ricche popolazioni di rospo comune (Bufo bufo), rana
montana (Rana temporaria) e tritone
alpino (Triturus alpestris), in un aggregato di specie caratteristico
delle maggiori quote montane.
Anche le locali popolazioni di rettili sono composte da poche specie,
tipiche dell'area alpina, eccetto l'orbettino (Anguis fragilis) che
anche in questo caso si presenta come una specie estremamente adattabile.
Nelle aree paludose e acquitrinose di questo biotopo è abbastanza
facile osservare la lucertola
vivipara (Zootoca vivipara), soprattuto presso le olle di risorgiva
o i canaletti con acqua a lento decorso. Probabilmente questi stessi ambienti
sono condivisi pure dal marasso (Vipera berus) e dal colubro
liscio (Coronella austriaca), ma che nel corso delle escursioni svolte
non è stato possibile osservare.
Il sistema di zone umide, nella complessità delle tipologie in
cui è organizzato e grazie anche alla superficie complessiva che
interessa, favorisce l'insediamento di una comunità ornitica diversificata,
al cui interno si annoverano molte specie tipiche dei boschi di conifere
e delle zone arbustive montane. Qui sono sedentari uccelli quali la cincia
mora (Parus ater), una delle presenze più abbondanti, i cui
nidi si possono rinvenire in cavità anche presso le baite e i muri
della strada, la cincia dal ciuffo (Parus cristatus), la cincia bigia
alpestre (Parus montanus), il rampichino
alpestre (Certhia familiaris). Interessante la presenza del picchio nero (Dryocopus
martius), i cui inconfondibili richiami si sentono spesso nel bosco
e nei cui nidi abbandonati nidifica la civetta capogrosso (Aegolius funereus),
e il picchio rosso maggiore (Picoides
major), di cui è stata accertata la riproduzione in zona
(Palude della Mauria). Nella mugheta di Cercenà è presente
in periodo riproduttivo la passera scopaiola (Prunella modularis),
mentre non è raro l'avvistamento in volo della poiana (Buteo buteo)
o del falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), soprattutto nella zona
della Val di Ciampo.
Ben più ricca di specie risulta invece la comunità di micromammiferi.
Anche in questa stazione di campionamento, comunque, dal punto di vista
quantitativo predominano due soricidi: il toporagno comune (Sorex araneus)
e il toporagno nano (Sorex minutus), ai quali si accompagna sporadicamente
il toporagno alpino (Sorex alpinus), che risulta piuttosto raro,
forse per il tipo di terreno troppo umido e impregnato di acqua. La locale
comunità di micromammiferi presenta infatti connotati di discreta
idrofilia. Tra i mammiferi che più rivelano questa tendenza ricordiamo
l'interessante presenza dell'arvicola agreste (Microtus agrestis),
molto frequente ai margini di queste paludi. In queste zone essa coabita
con abbondanti popolazioni di toporagno
acquaiolo (Neomys fodiens), prediligendo i suoli intrisi d'acqua
e fittamente coperti di vegetazione erbacea che si sviluppano ai bordi delle
maggiori zone impaludate. Il toporagno acquaiolo é in grado di utilizzare
risorse alimentari anche profondamente immerse, ma scava attivamente la
propria tana sulle rive inerbite e conduce gran parte della propria attività
sulle sponde di specchi d'acqua, paludi e ruscelli montani. Anche la talpa
(Talpa europaea) sembra essere piuttosto comune in questo tipo di
ambiente, favorita soprattutto dal terreno soffice e profondo dove può
scavare facilmente i suoi sistemi di gallerie. In questa località
le specie più sopra menzionate dovrebbero comunque coabitare anche
con l'arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus) e con il topo
selvatico dal collo giallo (Apodemus flavicollis), certamente più
tipici delle zone forestate circostanti. Forse per tale motivo sono sfuggiti
ai campionamenti effettuati in aree palustri. Ai bordi della palude, inoltre,
sono state rilevate le impronte del cervo
(Cervus elaphus), che in queste zone certamente coabita con abbondanti
popolazioni di capriolo (Capreolus
capreolus). Non lontano da questa località sembra essere
stata segnalata anche la presenza dello sciacallo dorato (Canis aureus),
ma l'informazione, riferita da R. Menardi, attende ancora conferme oggettive. |
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